Fesica Confsal

Due notizie su cui riflettere: Prodi e Boccia alla prova dei fatti

Romano Prodi è il presidente del consiglio che portò l’Italia in Europa, memorabili le sue parole dell’epoca: “lavoreremo un giorno di meno ma guadagneremo come se avessimo lavorato un giorno di più”.
A distanza di oltre venti anni ognuno di noi può verificare se la profezia – forse un pò azzardata – si sia avverata.
E’ dei giorni scorsi un’intervista dello stesso Prodi, il quale oggi, piuttosto che fare ammenda per l’infausta previsione, si rallegra di come il costo del lavoro in Italia sia “grandemente inferiore a quello tedesco e francese. E possiamo dire che è meno lontano da quello cinese: un tempo il nostro era 40 volte il costo orario del lavoro di Pechino, ora 2,5 – 3 volte. Non siamo a costo pari (e pare rammaricarsene), ma ci stiamo avvicinando e bisogna preparare il futuro”.
Ora, siccome non risulta che gli operai cinesi negli ultimi decenni abbiano ottenuto grandi conquiste economiche e normative, dobbiamo dedurre che sono i lavoratori italiani – quelli che dovevano lavorare un giorno in meno e guadagnare per un giorno in più – ad aver visto un clamoroso peggioramento della loro situazione.
Se i lavoratori italiani hanno subito tanto con la riduzione del reddito e del potere d’acquisto, delle tutele sul posto di lavoro, del sistema del welfare in generale, le imprese italiane almeno ne avranno tratto un grande beneficio, guadagnando in competitività e ottenendo risultati mirabolanti; o forse su questo lato invece non abbiamo gli stessi risultati cinesi?
Ognuno di voi ha sotto gli occhi la distruzione dell’industria italiana, sopratutto la medio piccola, con la scomparsa di interi settori produttivi, avvenuta negli ultimi decenni.
E la seconda notizia di questi giorni degna di riflessione è che in crisi è anche l’azienda del presidente della Confindustria Vincenzo Boccia, che ha dovuto chiedere l’intervento del Tribunale per avviare una procedura di “congelamento” dei debiti e di blocco delle azioni esecutive dei creditori.
Cosa accomuna Boccia e Prodi? La totale e acritica adesione alle politiche “europeiste” degli ultimi decenni, all’insegna dell’austerità, tagli alla spesa pubblica, rispetto dei parametri europei, riduzione dei servizi sociali e delle retribuzioni.
E come diceva qualcuno, se i fatti non ci danno ragione, tanto peggio per i fatti.
La differenze sta nel fatto che almeno Boccia – a lui, alla sua azienda e ai suoi dipendenti i più sinceri auguri di poter uscire al più presto dalle attuali difficoltà – ci ha sbattuto il grugno di suo (passateci l’espressione poco carina..); caro Boccia, ridurre le retribuzioni significa ridurre il potere d’acquisto degli italiani e quindi deprimere la domanda interna (di questo risultato si è vantato un altro professore, Mario Monti), accettare passivamente i parametri europei ci impone una moneta sopravvalutata rispetto all’economia italiana con conseguente danno per le esportazioni, quindi a chi devono vendere i propri prodotti le aziende italiane, compresa la sua??
Invece la classe politica che da oltre vent’anni sta distruggendo il mondo del lavoro in Italia vive in un altro mondo, un mondo in cui si possono raccontare balle come quella del lavorare meno per guadagnare di più e ripresentarsi dopo 20 anni e senza alcuna vergogna rallegrarsi di aver ridotto la nostra forza lavoro a livello di quella cinese (quasi, c’è ancora del lavoro da fare e c’è da temere che lo porteranno a termine).